Le numerose nazionalità minoritarie della Birmania –Kachin, Karen, Naga, Shan, etc.– costituiscono circa un quarto della popolazione. Da almeno mezzo secolo sono in guerra contro il potere centrale: alcune reclamano l'autonomia, altre l'indipendenza. I motivi sono numerosi e complessi. La federazione vagheggiata dopo la conquista dell'indipendenza dalla Gran Bretagna non si è mai realizzata. Al suo posto è nato uno stato centralista dominato dalla maggioranza bamar. Successivamente la spietata dittatura militare (1962-2011) ha trasformato il paese in un gulag a cielo aperto.Negli ultimi anni la storica dissidente Aung San Suu Kyi, imprigionata a lungo dai militari, è tornata sulla scena politica. Recentemente ha assunto il ruolo di Primo Ministro. Questo ha riacceso le speranze di coloro che sognano un paese diverso, dove il pluralismo culturale venga rispettato anziché represso.Ma per ora la situazione delle minoranze resta molto critica. Il libro Lives on the Line: Voices for Change from the Thailand-Burma Border, curato e pubblicato da Burma Link, è uno strumento che ci permette di comprendere questa storia tragica di cui la stampa parla molto poco.br>Il volume raccoglie dieci storie di rifugiati, donne, militari, attivisti e medici e giovani. Sono voci di popoli che aspirano a un cambiamento radicale. br>Il libro è disponibile in due versioni, brossura ed e-book, tramite Lulu.com. Burma Link è un'associazione fondata nel 2012 da alcuni volontari e rifugiati del campo profughi di Mae La (Thailandia).Per altre informazioni:
www.burmalink.org