In Italia più che altrove, lo scarso interesse per i problemi dei popoli indigeni affonda le radici in stereotipi radicati. Uno è quello che considera "grandi democrazie" paesi come gli Stati Uniti, l'Australia e il Canada.Queste idee false svanirebbero come neve al sole se si desse uno sguardo alla situazione dei popoli indigeni.Fortunatamente, però, stanno emergendo studiosi che pubblicano libri atti a demolire questi stereotipi. Uno di loro è Clara Csilla Romano, autrice di Violenza sugli indiani del Canada moderno. Giustizia riparativa (Temperino rosso, Brescia 2015, pp. 94, € 12), che si inserisce a pieno titolo in questo panorama.Il libro prende le mosse dalla tragica esperienza delle "scuole residenziali", i convitti dove molti giovani indiani strappati alle famiglie vennero rinchiusi dal 1840 al 1996. L'obiettivo prioritario era la mortificazione delle culture autoctone: dall'abbigliamento al divieto di usare la lingua madre, dall’imposizione del cristianesimo allo studio di una storia falsificata e distorta.Questa pratica rivoltante venne appicata sia negli Stati Uniti che in Canada, ma il volume si concentra su quest'ultimo paese.Quello che viene presentato dall'autrice è il processo di riconciliazione che sta cercando di sanare le dolorose ferite culturali e sociali derivate da questa esperienza. In altre parole, un percorso di coraggiosa rinascita dopo abusi, torture e ingiustizie.Completano il libro varie testimonianze dirette, fra le quali quella di un sopravvissuto di origine algonchina.Clara Csilla Romano (Varese, 1992), italo-ungherese, ha conseguito la laurea in Scienze Sociali per la Globalizzazione all'Università degli Studi di Milano. Interessata in particolare alla soluzione dei conflitti sociali e ai problemi delle minoranze, si accinge a concentrarsi sui problemi della minoranza zingara dell'Ungheria.Merita molta attenzione anche la casa editrice, nata a Brescia nel 2010. Come si legge sul suo sito, i responsabili vogliono "incentivare e seguire nel loro sviluppo tutte quelle forme artistiche che, pur possedendo delle valide prerogative d'emancipazione, risultino essere per svariati motivi minoritarie".
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