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Una rivoluzione ci salverà:
Perché il capitalismo non è sostenibile

La parola "capitalismo" contiene un complesso intreccio di riferimenti economici, politici e culturali: dalla ripresa economica del secondo dopoguerra all'egemonia planetaria degli Stati Uniti, dal comunismo al successo di imprenditori come Silvio Berlusconi, Luciano Benetton e i loro numerosi omologhi stranieri.  
Negli ultimi 25 anni, però, la carica emotiva legata a questo concetto si è affievolita. I motivi sono tanti: la fine del comunismo europeo e i mutamenti di quello cinese; le incontestabili conseguenze ambientali del modello capitalista e il dibattito sui mutamenti climatici; il moltiplicarsi di voci critiche svincolate da visioni ideologiche.
Fra queste spicca Naomi Klein, la giornalista canadese diventata celebre con "No logo", che ha pubblicato un altro libro sullo stesso tema,Una rivoluzione ci salverà: Perché il capitalismo non è sostenibile (Rizzoli, Milano 2015, pp. 733, € 22).    
Ormai sembrano lontani i tempi in cui il capitalismo veniva accettato o rifiutato in seguito a motivazioni ideologiche: come dimostra Naomi Klein, oggi è una questione di sopravvivenza che impone l'abbandono di questo modello.
Il capitalismo, in altre parole, non è più sostenibile. Secondo l'autrice, soltanto attraverso cambiamenti radicali nella produzione e nella gestione delle attività economiche sarà possibile evitare il peggio.
Che fare allora? La soluzione è una sola: si è speso così tanto tempo in discussioni inutili - con l'unico effetto di non decidere niente -che se volessimo veramente salvarci dal peggio dovremmo affrontare tagli così massicci alle emissioni da mettere in discussione la logica fondamentale dell'economia mondiale: la crescita del PIL. L'alternativa proposta da Naomi Klein non è la solita "green economy", rivelatasi inconsistente, ma un mutamento radicale del nostro stile di vita: "La buona notizia - aggiunge - è che molti di questi cambiamenti non sono affatto catastrofici; al contrario, sono entusiasmanti".
Ovviamente questo è un libro per tutti, ma dovrebbe esser letto con particolare attenzione da chi si batte per i popoli indigeni, dato che  questi hanno sperimentato per primi gli effetti devastanti di una logica fondata sullo sfruttamento irresponsabile delle risorse naturali. Temi come il disboscamento dell'Amazzonia o l'inquinamento determinato dall'estrazione di uranio in varie parti del mondo non erano cause eccentriche di sessantottini smessi, ma i primi segnali di una devastazione ambientale che oggi rischia di travolgere l'intero pianeta.
Naomi Klein (Montréal, 8 maggio 1970), scrittrice e attivista, ha pubblicato diversi libri, fra i quali "No logo. Economia globale e nuova contestazione (Baldini & Castoldi, 2001) e "Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri" (Rizzoli, 2007).
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