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Parce qu'ils sont arméniens

Come abbiamo visto, il centenario del genocidio armeno viene accompagnato da un'intensa attività editoriale italiana e straniera. Se questo era prevedibile, molto meno scontato era invece che numerosi scrittori turchi partecipassero sinceramente a questa commemorazione, rompendo lo stereotipo che li vorrebbe tutti allineati sul negazionismo di Ankara.    

Negli anni scorsi il genocidio armeno era stato apertamente denunciato da Orhan Pamuk, Premio Nobel 2006 per la letteratura; da Elif Shafak autrice del romanzo "La bastarda di Istanbul"; dal politologo Taner Akcam, autore del saggio "Nazionalismo turco e genocidio armeno". Ma le loro voci, per quanto autorevoli, erano rimaste voci isolate.

Le cose cambiano radicalmente, invece, se consideriamo anche tanti giornalisti turchi, ignoti in Italia, come Yavuz Baydar, Erkol Özkoray e Dogan Ozgüden, dissidente che vive in Belgio da molti anni. 

A loro dobbiamo aggiungere un'altra figura autorevole della cultura turca, la scrittrice Pinar Selek, autrice di Parce qu'ils sont arméniens (Liana Levi, Paris 2015, pp. 96, € 10, ebook € 7,99).

L'autrice racconta quello che ha significato per lei crescere in un paese come la Turchia, affetto da un forte complesso di superiorità nei confronti delle minoranze; dove i nomi armeni sono stati cancellati dalle insegne; dove anche molti movimenti dell'estrema sinistra, che la donna ha conosciuto bene, hanno fatto proprio il negazionismo ufficiale.

Con questa testimonianza toccante e autocritica Pinar Selek denuncia apertamente la violenza verbale e fisica sulla qaule è stata edificata la repubblica turca.

Al tempo stesso, auspica che dai fermenti sociali degli ultimi anni possa nascere quel mutamento radicale di cui il paese ha bisogno. 

Pinar Selek (Istanbul, 1971), sociologa femmminista, è nota per il suo impegno in difesa delle minoranze di vario tipo (Kurdi, omosessuali, poveri, etc.). Ha scritto vari libri che sono stati pubblicati in Turchia, Francia e Germania. Accusata di aver partecipato a un attentato, è stata condannata e infine assolta. Oggi vive in Francia. Liana Levi ha pubblicato anche il suo romanzo "La maison du Boshphore" (2015).

Per altre informazioni:

www.lianalevi.fr