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L'ultimo lupo

Quella che oggi viene chiamata "Mongolia Interna" non è una parte di questa repubblica asiatica, ma è lo specchio di una delle tante tragedie
culturali e umane causate dall'espansionismo cinese. Grande quasi quattro volte l'Italia, in gran parte desertica, questa "regione autonoma" della Cina conta 25.000.000 di abitanti; i cinesi costituiscono il 79%, mentre i mongoli sono solamente il 17%.
Queste cifre ritraggono la situazione odierna, ma pochi ne conoscono le origini. A colmare tale lacuna provvede in parte il regista francese Jean-Jacques Annaud col suo nuovo film, L'ultimo lupo (Cina-Francia, 2015, 121 minuti).
Il film è tratto dal romanzo autobiografico "Il totem del lupo" di Jiang Rong (Mondadori, 2007).
La storia è ambientata nella Cina del 1967, durante la Rivoluzione Culturale. Chen Zhen, un giovane studente di Pechino, viene inviato  nella Mongolia Interna per insegnare ai bambini delle tribù nomadi. Qui resta affascinato dai lupi e dal loro legame coi pastori. I dirigenti del partito comunista, però, hanno deciso di eliminarli: la modernizzazione socialista ha bisogno di nuovi spazi. Chen Zhen salva un cucciolo di lupo e decide di allevarlo per osservare più da vicino l'animale.
Il film è un grido di ribellione contro l'annientamento degli animali e delle culture indigene che viene compiuto nel nome del "progresso".
Jean-Jacques Annaud (Juvisy-sur-Orge, 1943) realizza un grande cinema spettacolare profondamente europeo, alternativo a quello americano. I suoi lavori spaziano nelle epoche e nei luoghi più diversi, dalla preistoria ("La guerra del fuoco") all'Italia medievale ("Il nome della rosa"), dal Tibet ("Sette anni in Tibet") alla battaglia di Stalingrado ("Il nemico alle porte").

Per altre informazioni:

www.facebook.com/Ledernierloup 

www.notoriouspictures.it/schede/wolftotem