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Atatürk in the Nazi Imagination

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Chi è stato in Turchia ha potuto vedere che in questo paese Mustafa Kemal Pasha (1881-1938), più noto come Atatürk (padre deiTurchi), viene idolatrato come una divinità. Negli ultimi anni questo culto ha subito una leggera flessione, ma il fondatore della Turchia rimane presente nei luoghi pubblici con fotografie, ritratti, statue. 
In molti paesi europei, compresa l'Italia, si è diffusa un'ammirazione piuttosto acritica per lui. Secondo un radicato conformismo distampo progressista, il fatto che Atatürk abbia fondato una Turchia "laica e moderna" è bastato perché venissero dimenticate leorribili nefandezze che aveva compiuto per raggiungere questo obiettivo. Fra queste, il tentativo di cancellare la ricchezza multiculturale ereditata dall'impero ottomano, rimpiazzandola con un centralismo grigio e soffocante. Non a caso il suo modello era stata la Francia repubblicana, nemicagiurata delle minoranze e della diversità culturale. Un solo popolo, una sola lingua, una sola cultura: questa è la pietra angolare sulla quale sono stati costruiti entrambi gli stati. Ferme restando, ovviamente, le differenze che li separano.     
Negli ultimi anni, però, l'attenzione per la Turchia ha stimolato studi più attenti sulla sua storia, grazie ai quali iniziano a vacillare i radicati luoghi comuni che vedono in Atatürk un luminoso eroe del progresso.  
Uno di questi viene proposto da Stefan Ihrig, autore di Atatürk in the Nazi Imagination (Harvard University Press, pp. 320, $29.95). 
L'opera approfondisce una pagina storica poco nota del ventennio fra le due guerre mondiali: le relazioni fra la Germania hitleriana e la neonata repubblica turca.
Molti tedeschi, soprattutto a destra, videro nella Turchia un modello da imitare: un paese autoritario, centralizzato, moderno. Perfino il genocidio armeno esercitò un notevole fascino su di loro. Naturalmente non si può imputare ad Atatürk il fatto che Hitler lo ammirasse, né il fatto che in Turchia "Mein Kampf" sia ancor oggi un best seller (il titolo turco è "Kavgam"). Ma la cosa cambia aspetto se si considerano le notevoli somiglianze fra i due paesi. Un'opera di enorme valore storico e culturale, un libro che dovrebbe essere tradotto in italiano.
La sua utilità va ben oltre il caso particolare, perchè ci stimola ad accantonare due pessime abitudini. Una consiste nel valutare  l'azione
politica unicamente per i suoi risultati, prescindendo dai mezzi che vengono utilizzati per raggiungerli. L'altra consiste nel condannare le
mostruosità delle dittature ma tollerare le stesse se vengono compiute da un regime formalmente democratico come quello di Atatürk.
Stefan Ihrig si è laureato all'Università di Cambridge con una tesi sul tema "Nazi Perceptions of the New Turkey, 1919-1945". Specialista di storia europea e delle relazioni fra la Germania e l'impero ottomano è, è Polonsky Fellow al Van Leer Jerusalem Institute.
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