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Nigeria, Biafra, and Boko Haram: Ending the Genocides through Multistate Solution

Da qualche anno la stampa quotidiana si occupa piuttosto frequentemente della Nigeria,soprattutto in seguito alle stragi di cristiani realizzate dalla setta islamica nota come Boko Haram.
Naturalmente l'approccio fugace di questi articoli non è sufficiente per capire appieno la grave situazione in cui versa il paese africano.
A questo provvede invece il libro di Osita Ebiem Nigeria, Biafra, and Boko Haram: Ending the Genocides through Multistate Solution (Page Publishing, New York [NY] 2014, pp. 226, $13.18).
L'autore ripercorre la storia della Nigeria mettendo in evidenza che questa è stata pesantemente condizionata dagli interessi commerciali europei.
Profondamente convinto che la situazione attuale non offra vie d'uscita, Ebiem propone che il paese venga diviso in varie entità statali. In tale modo i popoli più numerosi -Hausa/Fulani,  Igbo e Yoruba- potrebbero manifestare liberamente le proprie particolarità culturali, sociali e religiose, garantendo lo sviluppo armonioso dei nuovi stati.  
Probabilmente la soluzione proposta da Ebiem è un po' ingenua, o comunque troppo ottimistica, ma in ogni caso si tratta di un libro che merita attenzione.
Osita Ebiem, nato in Nigeria ma residente a New York, è un giornalista che collabora a numerose testate africane. 
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Multicultural Knowledge and the University

La fine del colonialismo classico - cioè europeo - non ha segnato la fine dell'eurocentrismo, che continua a caratterizzare l'insegnamento universitario in Africa, America "latina" e Asia. Il problema viene dibattuto da studiosi di tutto il mondo in iniziative di vario tipo, come la conferenza che si è svolta ad Alor Setar (Malesia) nel 2012. Gli atti sono stati raccolti nel libro Multicultural Knowledge and the University, curato da Claude Alvares.
Il volume (Other India Press, Mapusa 2014, pp. 299, $11) propone contributi di esperti provenienti da 17 paesi di tutti i continenti: Australia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Iran, Kenya, Malesia, Nuova Zelanda, Palestina, Papua Nuova Guinea, Stati Uniti, Sudafrica, Thailandia, Uganda e Yemen. Le relazioni approfondiscono una vasta varietà di temi, fra i quali l'architettura, la coltivazione del riso e i complessi sistemi d'irrigazione adottati dai popoli indigeni. 
Claude Alvares é uno studioso indiano, segretario e cofondatore dell'associazione ecologista Goa Foundation. Da molti anni porta avanti un lodevole impegno contro l'imperialismo accademico basato su una logica eurocentrica. Ha pubblicato vari libri, fra i quali "Decolonising the University" (Sains Malaysia Press, 2011), curato insieme a Shad Saleem Faruqi.
Per altre informazioni:
 

The Contemporary Pacific XXVI, 1, 2014

L'Oceania è l'unico continente del quale sia impossibile parlare trascurando i problemi sociali e politici dei popoli indigeni: dai Maori agli Aborigeni australiani, dai Kanak della Nuova Caledonia agli Hawaiiani. Mentre in Italia questi temi vengono quasi completamente ignorati, non accade lo stesso nei paesi che si affacciano sul Pacifico.
Lo dimostra l'autorevole rivista accademica The Contemporary Pacific, della quale è appena uscito il nuovo numero (XXVI, 1, 2014). Ecco il sommario:

Articles
Climate-Change Migration in the Pacific (John R. Campbell)
In Their Own Voices: Contemporary Native Hawaiian and Archaeological Narratives about Hawaiian Archaeology (Kathleen Kawelu)
Is Genetic Labeling of "Risk" Related to Obesity Contributing to Resistance and Fatalism in Polynesian Communities? (Lena Rodriguez, James Rimumutu George)

Dialogue
Oceanic Historicities (Chris Ballard)
Being "Nesian": Pacific Islander Identity in Australia (Kirsten McGavin)

Resources
Gathering the 'Net: Efforts and Challenges in Archiving Pacific Websites (Eleanor Kleiber)

Political Reviews
Micronesia in Review: Issues and Events, 1 July 2012 to 30 June 2013
Guam Kelly G. Marsh (Tyrone J. Taitano)
Marshall Islands (David W. Kupferman)
Commonwealth of the Northern Mariana Islands (Samuel F. McPhetres)
Polynesia in Review: Issues and Events. 1 July 2012 to 30 June 2013
French Polynesia (Lorenz Gonschor)
Maori Issues (Margaret Mutu)
Rapa Nui Forrest (Wade Young)
Wallis and Futuna (Hapakuke Pierre Leleivai)

Book and Media Reviews


Come si vede, il numero spazia dalle questioni sociali a quelle ambientali, completando questo panorama con una cronaca dei fatti recenti suddivisa per regione. Una rivista indispensabile per chi vuole conoscere da vicino questa vasta regione del pianeta.
"The Contemporary Pacific: A Journal of Island Affairs" è stata fondata nel 1989 da alcuni docenti del Center for Pacific Islands Studies (University of Hawaiʻi), fra i quali Linley Chapman, David Hanlon e Robert C. Kiste. Attualmente è diretta da Terence Wesley-Smith.
Per altre informazioni:

http://uhpjournals.wordpress.com/category/the-contemporary-pacific

Désobéir au colonialisme

Nonostante i fiumi di parole e d'inchiostro che sono stati versati sulla "decolonizzazione", il colonialismo non è morto, ma ha soltanto cambiato pelle per adeguarsi ai tempi. Da Cipro al Kurdistan, dal Tibet alla Polinesia "francese", il pianeta è ancora ricco di colonie, anche se in omaggio a un pudore verbale radicato questo termine viene usato molto raramente.
Non solo, ma il colonialismo odierno dispone di mezzi economici, diplomatici e culturali che quello classico non aveva.
In Italia, purtroppo, il tema è oggetto di un disinteresse quasi totale, mentre lo stesso non può dirsi della Francia,dove la lunga tradizione coloniale ha stimolato una sensibilità  sociale e culturale che si esprime frequentemente. Anche in campo editoriale, come conferma il libro Désobéir au colonialisme (Le passager clandestin, Neuvy-en-Champagne 2014, pp. 64, € 5).
Il libro, come si diceva, è nato in Francia, che molti si ostinano a considerare la "patria dei diritti umani" pur sapendo che possiede ancora numerose colonie; che nega il riconoscimento delle proprie minoranze; che è sempre pronto a intervenire con le armi quando si tratta di difendere i propri interessi economici (vedi Libia). In ogni caso si tratta di un libro istruttivo per tutti, dato che parla di fenomeni globali.
Il libro accusa apertamente la logica dello "sviluppo", un termine seducente dietro il quale si nasconde il sistema neocoloniale della mondializzazione. Di conseguenza, l'anticolonialismo diventa uno strumento essenziale per chi vuole combattere questo (dis)ordine mondiale basato sul predominio dell'economia e della finanza.Speriamo quindi che un editore italiano decida di tradurlo. 
Il collettivo "Les désobéissants", fondato nel 2006 da Xavier, si muove in una logica ecologista e pacifista.
Per altre informazioni: 
 

Les Roms, ces Européens

L'ultimo numero di Les Temps Modernes (677, janvier-mars 2014), una delle più prestigiose e longeve riviste culturali francesi, ospita un dossier sul tema Les Roms, ces Européens, dedicato appunto all'attuale situazione dei Rom.
La questione viene approfondita da 12 specialisti che firmano altrettanti articoli. Fra questi spiccano Claire Auzias e Jean-Pierre Liégeois, due dei maggiori esperti della materia.
Ecco il sommario relativo al dossier:
 
 
T. M., Avant-propos
Collectifs, «Qui peut imaginer qu'une fille de douze ans n'est pas vierge?»
Claire Auzias, Les femmes roms, entre institutions et mouvement
Collectifs, «C'est tout ce que nous avons: être des Gitans!»
Jean-Pierre Liégeois, Géopolitique et sociopolitique: de nouvelles perspectives pour les Roms
José Heredia Moreno, La voix avortée dans la gorge
Jean-Pierre Liégeois, Nicolae Gheorghe, un destin d'exception
Nicolae Gheorghe - Gergo Pulay, Les choix à faire, le prix à payer. Sur le militantisme rom
Jérôme Ségal, Ivan Akimov, «les Kesaj» et la fée
Ivan Akimov, Kesaj Tchave, journal de bord
Jérôme Ségal, Roms d'Europe : le cas autrichien
Patrice Maniglier, Il n'y a pas de question rom
Glossaire
 
Popolo europeo per antonomasia, i Rom vengono inquadrati in un'ottica che non si limita alla generica rivendicazione di diritti, ma mettendo in evidenza anche alcuni aspetti geopolitici e sociopolitici che vengono spesso trascurati. Una lettura utile per chi vuole essere aggiornato su un tema di grande rilievo.
Fra gli altri articoli meritano attenzione quello di Frank Chouraqui (Turquie: Gezi Park et le sauvetage de la politique) e quello di David van Reybrouck (Lettre à Multatuli. Notes sur le postcolonialisme).
"Les Temps Modernes", fondata nel 1945 da Jean-Paul Sartre, ha pubblicato articoli di scrittori e giornalisti prestigiosi: da Raymond Aron a Simone de Beauvoir, da Michel Leiris a Maurice Merleau-Ponty. Attualmente è diretta da Claude Lanzmann. 
Per altre informazioni:
 

La fantaisie des Dieux: Rwanda 1994

Ricorre in questo mese il ventesimo anniversario del genocidio ruandese, che a partire dall'aprile 1994, in soli cento giorni, fece oltre 800.000 vittime. Fra le tante iniziativeeditoriali che lo commemorano, ne segnaliamo una che conferma l'impegno sociale del fumetto francese. Si tratta dell'albo La fantaisie des Dieux: Rwanda 1994(Les Arènes, Paris2014, pp. 96, € 19,90). L'opera, realizzata dal disegnatore Hyppolite e dal giornalista Patrick de Saint-Exupéry, ripercorre fedelmente il tragico evento mettendo in luce il punto di vista delle vittime e quello dei carnefici. Gli autori non cadono mai nel manicheismo e nella semplificazione. Denunciano apertamente le pesanti responsabilità dei paesi europei, a cominciare dalla Francia, che intervennero soltanto dopo la fine del massacro. "La fantaisie des Dieux" dimostra ancora una volta che il fumetto ha raggiunto una piena dignità culturale che lo equipara al migliore giornalismo d'inchiesta. Hyppolite (pseud. di Franck Meynet, Marsiglia, 1976), ha realizzato numerosi albi a fumetti, fra i quali "Contes Slovaques" (Syros, 2001), "Marlène Dietrich" (Nocturne et France Inter,2005) e "Le Maître de Ballantrae" (2 volumi, Denoël, 2006-2007). Patrick de Saint-Exupéry è stato uno dei primi giornalisti a pubblicare un libro sul genocidio: "L'Inavouable: La France au Rwanda" (Les Arènes, 2004), ristampato in edizioneaggiornata col titolo "Complices de l'Inavouable: La France au Rwanda (Les Arènes, 2009). Ha fonato la rivista "XXI", dedicata all'attualità politica e culturale. Per altre informazioni:

Shoah, Ruanda: Due lezioni parallele

In questo anno, in coincidenza con il ventennale del genocidio ruandese, l'editoria dedica una particolare attenzione alla tragedia africana. Naturalmente la nostra mailing list non potrà segnalare tutti i libri sul tema, ma sceglierà quelli che reputa più stimolanti. Uno di questi è Shoah, Ruanda: Due lezioni parallele, scritto dal giornalista Niccolò Rinaldi.
Il titolo del libro (La Giuntina, Firenze 2014, pp. 74, € 8,50) riporta alla mente la triste profezia di Primo Levi: "È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto" (da "I sommersi e i salvati").
Il massacro di oltre 800.000 tutsi e hutu moderati non è stato un "conflitto tribale", come molti lo definirono all'epoca, ma un genocidio che presenta molte affinità con la Shoah. Rinaldi confronta le due tragedie in venti "stazioni", mettendo in evidenza anche le pesanti responsabilità che gravano su alcuni paesi europei a proposito del genocidio africano. 
La Giuntina, fondata da Daniel Vogelmann nel 1980, è l'unica casa editrice europea specializzata in cultura ebraica.
Niccolò Rinaldi (Firenze, 1962), parlamentare europeo, ha pubblicato vari libri, fra i quali ricordiamo "L' invenzione dell'Africa. Un viaggio, un dizionario" (La Meridiana, 2005). 
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Dictionnaire politique et historique des Kurdes

I media parlano piuttosto frequentemente dei Kurdi, ma quasi solamente di quelli che vivono in Turchia. Una grave lacuna, dato che questo popolo vive almeno in altri tre paesi (Iran, Irak e Siria) e costituisce la minoranza più numerosa del pianeta (circa 30.000.000 di persone). I suoi diritti politici e culturali, seppur in modi diversi, sono negati ovunque.   
Un libro appena uscito, Dictionnaire politique et historique des Kurdes (L'Harmattan, Paris 2014, pp. 534, € 42,75), ricostruisce accuratamente la storia di questo popolo, discendenti dei Medi, disegnando un ampio affresco  culturale e geopolitico di grande interesse.
Opera di Wirya Rehmany, il volume è fondamentale per capire come si sia formata la questione kurda del ventesimo secolo.
Fino a qualche anno fa si diceva che non ci sarebbe stata pace in Medio Oriente senza una vera soluzione della questione palestinese. Cosa tuttora evidente, ma altrettanto importante è la soluzione della questione kurda.
Wirya Rehmany, giornalista e ricercatore, è un esperto della questione kurda.
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Nomadic Peoples and Human Rights

I popoli nomadi esprimono culture molto diverse e vivono in aree geografiche altrettanto varie, ma le minacce alle quali sono sottoposti si somigliano. Gli stati nei quali vivono stentano a riconoscere i loro diritti territoriali, il loro accesso alle risorse naturali, prime fra tutte l'acqua. Questa situazione è aggravata dall'impatto devastante delle industrie estrattive, che sfruttano le loro terre senza alcun criterio che non sia quello del massimo ricavo.
Nel libro Nomadic Peoples and Human Rights (Routledge, London 2014, pp. 272, £85.00) Jérémie Gilbert analizza l'intera questione mettendo in evidenza la discriminazione, la persecuzione e l'ingiustizia legalizzata alla quale sono sottoposti questi popoli. 
L'autore si domanda se le norme per la difesa dei diritti umani siano in grado di proteggerli, sottolineando che il diritto internazionale non prevede nessuna garanzia specifica per loro. 
Proprio per questo avanza alcune proposte affinchè questa grave lacuna possa essere colmata. 
Ecco il sommario:
 
 
Introduction
1. The Elimination of the Nomads: Colonialism, Extinction and Persecution
2. Mobility: Sedentarisation, Statehood, and Freedom of Movement
3. Nomadic Territories: From terra nullius to collective Land Right
4. Mobile Services: Access to Education, Health, and Water
5. Nomadic Identity: Stigmatisation, Participation, and Cultural rights
6. Nomadic Development: Globalisation, Conservation and Consent
Conclusion
 
 
Jérémie Gilbert, Lettore in Legge alla University of East London, ha scritto numerosi saggi e libri sui diritti dei popoli indigeni. Collabora con il Minority Rights e con l'IWGIA.
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Apollinaire Anova, une conception Kanak du monde et de l'histoire

La Nuova Caledonia, situata fra l'Australia e la Nuova Zelanda, è colonia francese dal 1853. Fino all'inizio del Novecento è stata utilizzata come colonia penale. Attualmente gli indigeni kanak sono il 44% della popolazione. Il resto è composto dai discendenti dei deportati francesi e da una piccola minoranza asiatica.
Fra gli esponenti culturali dell'arcipelago melanesiano spicca Apollinaire Anova (1929-1966), anticolonialista sincero, autore del saggio "Histoire et psychologie des Mélanésiens" (1965), contenuto nel libro "D'Atai à l'indépendance" (Edipop, 1984). Anova è stato il primo scrittore kanak francofono a emergere in un panorama letterario dominato dagli scrittori europei.
All'intellettuale kanak è dedicato il nuovo libro Apollinaire Anova, une conception Kanak du monde et de l'histoire (La courte échelle/éditions transit, Expressions, Marseille-Nouméa 2014, pp. 36, € 8) scritto da Hamid Mokaddem. 
Il volume, fra l'altro, mette in evidenza le forti affinità fra Anova e il più celebre Frantz Fanon, autore del classico anticolonialista "Les damnés de la terre" (François Maspero, 1961, ed. it. "I dannati della terra", Einaudi, 2000).
Hamid Mokaddem, studioso nato in Francia, dal 1989 vive in Nuova Caledonia, dove ha fondato la casa editrice Expressions. Ha scritto vari libri e saggi, fra i quali ricordiamo "Kanaky et/ou Nouvelle-Calédonie?" (La courte échelle/éditions transit, 2005). 
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Da Bolzano a Diyarbakir: tre libri di Thomas Benedikter tradotti in turco

I saggi europei sui problemi delle minoranze che sono stati tradotti in turco sono pochi. Ancora più raro, poi, è il caso di un esperto i cui libri siano stati tradotti tre volte nel giro di pochi anni. Stiamo parlando dello studioso Thomas Benedikter, autore di numerosi volumi sui temi suddetti, tre dei quali sono stati tradotti in turco fra il 2012 e il 2014. 
I libri in questione sono:
 
Benedikter T., Avrupa'nin Özerk Bölgeleri, Aram, Diyarbakir 2012.
(tit. or.: Europe's Working Regional Autonomies. A Comparative Analysis, 2008, http://www.gfbv.it/3dossier/eu-min/work-autonomy.html).
 
Benedikter T. (a cura di), Etnik Uyusmazligin Özyönetimle Çözümü, Aram, Diyarbakir 2013.
http://aramyayinlari.wordpress.com
(tit. or.: Solving Ethnic Conflict through Self-Government. A Short Guide to Autonomy in Europe and South Asia, EURAC, Bolzano/Bozen 2009).
 
Benedikter T., Modern Özerklik Sistemleri, Nika, Ankara 2014.
www.nikayayinevi.com
(tit. or.: Autonomien der Welt. Eine Einführung in die Regionalautonomien der Welt mit Vergleichender Analyse, Athesia, Bolzano/Bozen 2007; ed.inglese: The World's Modern Autonomy Systems: Concepts and Experiences of Regional Territorial Autonomy, Anthem Press 2009).
 
Autore di opere che spaziano dal Kosovo al Kashmir, dalle autonomie europee a quelle di tutto il mondo, Benedikter ha pubblicato in quattro lingue: inglese, italiano, tedesco e turco. Quello che segue è l'elenco delle opere uscite fino a oggi, al quale vanno aggiunte quelle citate in precedenza: 
 
Il dramma del Kosovo. Dall'origine del conflitto fra serbi e albanesi agli scontri di oggi, Datanews, Roma 1998.
Krieg im Himalaya. Hintergründe des Maoistenaufstandes in Nepal. Eine politische Landeskunde, Lit Verlag, Münster 2003. 
Il groviglio del Kashmir. Origini del conflitto e possibili soluzioni, Fratelli Frilli, Genova 2005.
Democrazia diretta: più potere ai cittadini. Un approccio nuovo alla riforma dei diritti referendari, Sonda, Roma 2008.
Language Policy and Linguistic Minorities in India: An Appraisal of the Linguistic Rights of Minorities in India, Lit Verlag, Münster 2009. 
(a cura di), Den Grundsätzen treu geblieben. Alfons Benedikters Wirken für Südtirol im Spiegel der Erinnerung, Prokopp-Hechensteiner, Appiano-Eppan 2011.  
 
Speriamo di non aver dimenticato nulla e vi invitiamo a leggere queste opere, che costituiscono una piccola biblioteca necessaria per chi segue questi temi.

Conflits

La rivista Conflits, comparsa nelle edicole francesi pochi giorni fa, conferma il crescente interesse per la geopolitica.
La nuova pubblicazione è diretta da Pascal Gauchon, autorevole esperto della materia, affiancato da alcuni studiosi altrettanto prestigiosi, come Alain Juillet, Pascal Lorot, Eric Pomès e Bernard Wicht. Nonostante questo, la rivista non si rivolge soltanto agli specialisti, ma anche agli studenti e ai lettori che vogliono approfondire questi temi cruciali.
Nel primo numero spicca un ampio dossier sulle questioni russe ed eurasiatiche. Fra gli altri articoli, un'intervista con il geografo Yves Lacoste, un ritratto del leader cinese Xi Ping e varie rubriche. Insolita e stimolante la sezione "Géopolitique fiction", dedicata a un avvenimento possibile: il primo numero ipotizza l'annessione di Taiwan da parte della Cina.
Pascal Gauchon (1950), laureato in storia, ha svolto attività politica fino al 1981. Poi ha optato per l'impegno in campo didattico ed editoriale. Fra le sue opere ricordiamo "L'exception américaine" (PUF, 2004), "Dictionnaire de géopolitique et de géoéconomie" (PUF, 2011) e "Géopolitique de la France. Plaidoyer pour la puissance" (PUF, 2012). È presidente dell'associazione 
Anteios, che dal 2009 organizza il Festival de géopolitique et de géoéconomie di Grenoble.
Per altre informazioni:
 

Rifondare l'Unione Europea - Eurasia

Si parla molto dell'Europa -o meglio, dell'Unione Europea- ma in genere il dibattito resta limitato a due posizioni: chi vorrebbe potenziare una struttura che pare sempre più fallimentare e chi la vorrebbe semplicemente affossare. Una posizione alternativa viene espressa da "Eurasia", che dedica il nuovo numero (33 - 1/2014) al tema Rifondare l'Unione Europea.
La rivista di geopolitica, stimolante e acuta come sempre, analizza il tema ribadendo la propria opzione eurasiatica, per altro sottolineata dal nome stesso del trimestrale.
Le elezioni europee che si svolgeranno fra il 22 e il 26 maggio riportano in primo piano il tema dell'integrazione continentale, che comunque muove un interesse sempre più scarso: secondo i sondaggi, il 53% dei cittadini europei non prova il minimo interesse per l'UE. L'Europa, anziché sottrarsiall'egemonia statunitense e guardare a est secondo la logica eurasiatica imposta dalla geopolitica, sembra impegnata unicamente a consolidare la propria collocazione nell'area occidentale e a perpetuare il proprio asservimento nei confronti degli Stati Uniti.
Come è chiaro da tempo, entrare nell'UE è soltanto una tappa intermedia che anticipa l'adesione alla NATO. Muovendo da queste considerazioni, il numero della rivista propone vari articoli che compongono un ampio panorama, criticando puntualmente l'attuale formulazione dell'UE e avanzando alcune proposte concrete per rinnovarla radicalmente. 
Ecco il sommario:

Editoriale
Claudio Mutti Rifondare l'Unione Europea

Dossario - Rifondare l'Unione Europea
Alessandra Colla Il ritorno dell'antica fanciulla
Ali Reza Jalali L'UE: evoluzione storica, istituzioni, rapporti con gli Stati membri
Alain de Benoist Dall'impotenza al rinnovamento
Spartaco A. Puttini Stati Uniti d'Europa o Europa degli Stati Uniti?
Fabio Falchi Europeismo contro euroatlantismo
Aldo Braccio Europa non sovrana: il ruolo della Commissione
Stefano Vernole La Germania e la tentazione dell'Europa a due velocità
Andrea Turi Dove Europa nacque, l'Europa muore
Alessandro Lattanzio I Gruppi Tattici ed altre formazioni
Antonino Galloni Europa, dove ci porti?
Giuseppe Cappelluti Europa e Russia: un rapporto da ricostruire
Maria Amoroso Le relazioni dell'UE con la Russia
Giovanni Armillotta Multipartitismo e frontismo nell'Europa socialista
Katalin Egresi Esperienze costituzionali ungheresi e italiane
Giacomo Gabellini Sciacalli e sicari all'assalto dell'Europa

Documenti
AA. VV. Il ratto di Europa
Jean Thiriart La geopolitica, l'Impero, l'Europa
Progetto per una più grande Europa

Interviste
Intervista a Vaqif Sadiqov, Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaigian in Italia (a cura di Giuliano Bifolchi)
 
 
Questo numero rappresenta una lettura indispensabile per chi voglia inquadrare il tema al di fuori dell'ottica attuale, che i media allineati propongono come l'unica possibile anche se il 
suo fallimento è sempre più chiaro.
Per altre informazioni: 
 

Frozen Future: Shell's Ongoing Gamble in the US Arctic

Lo sfruttamento energetico della regione artica rimane un pericolo per le comunità indigene che la abitano. Un utile aggiornamento su questo tema trascurato dai media è il recente rapporto
Frozen Future: Shell's Ongoing Gamble in the US Arctic, realizzato da varie associazioni ecologiste (Greenpeace UK, Oil Change International, ShareAction, etc.) insieme a Platform London, che ha provveduto a pubblicarlo.
Il rapporto non vuole soltanto informare, ma anche stimolare una presa di coscienza nei confronti di questioni ambientali molto importanti. In primo piano è la Shell, già tristemente nota per l'effetto devastante che la sua politica ha avuto in altre parti del mondo. In questo caso, ovviamente, la compagnia olandese minaccia il futuro dei popoli indigeni dell'Alaska.
Cogliamo l'occasione per segnalare l'ottimo lavoro di Platform London, un'associazione londinese che si concentra su temi sociali, ambientali e politici, con ampio spazio per le questioni indigene.
Per altre informazioni:
 

Many Faces of the Caucasus

La maggior parte degli studi europei sul Caucaso si concentra sui numerosi conflitti etnici che affliggono la vasta regione eurasiatica. Il libro Many Faces of the Caucasus, al contrario, propone un approccio interdisciplinare che spazia dalla storia alla sociologia,dall'antropologia alle relazioni internazionali. In questo modo delineare un panoramacompleto della regione caucasica e della sua complessità.
Il volume (Routledge, London 2014, pp. 224, $145.00), curato da Nino Kemoklidze, Cerwyn Moore, Jeremy Smith e Galina Yemelianova, contiene i testi già apparsi in un numero di "Europe-Asia Studies" (LXIV, 9, 2012). 
"Many Faces of the Caucasus" analizza la divisione politica della regione in due parti ben distinte (Caucaso settentrionale e meridionale), i temi legati all'identità nazionale e il ruolo delle ONG nello sviluppo della società civile durante l'era post-sovietica. 
Nino Kemoklidze, esperta di questioni caucasiche, ha collaborato con vari organismi accademici. 
Cerwyn Moore, autore di vari testi sui conflitti caucasici, ha collaborato al libro "Contemporary Violence: Postmodern War in Kosovo and Chechnya" (Manchester University Press, 2010).
Jeremy Smith insegna Storia e politica russa al Karelian Institute, University of Eastern Finland (Joensuu). Si occupa delle nazionalità non russe dell'URSS, con un'attenzioneparticolare 
per la regione caucasica.
Galina Yemelianova lavora all'Università di Birmingham, dove dirige il Research Group on the Caucasus and Central Asia. Ha compiuto diverse ricerche sul Medio Oriente e sui paesi musulmani eurasiatici.
Per altre informazioni:
 

Die Lausitzer Slawen. Ein Rückblick in die Zukunft

Solitamente i popoli slavi costituiscono delle maggioranze: pensiamo a paesi come Croazia, Polonia, Russia, Slovacchia e Ucraina. Spesso sono anche minoranze in paesi vicini, che non sono necessariamente abitati da maggioranze slavofone, come gli Slovacchi dell’Ungheria o gli Sloveni dell’Austria. Accanto a questi casi ne esiste uno più particolare: quello di una minoranza slava che vive in un solo paese, senza costituire la maggioranza altrove. Stiamo parlando dei Sorabi, che vivono in Lusazia, regione storica dell’ex Germania Est. Si tratta di circa 70.000 persone divise fra Sassonia e Brandeburgo, stanziate nei dintorni di Dresda: le città più importanti sono Bautzen/Budysin e Cottbus/Chóśebuz. 
La loro lingua, appartenente al gruppo slavo occidentale, viene generalmente divisa in sorabo superiore (30.000 parlanti) e inferiore (20.000). A tale suddivisione linguisticacorrisponde quella religiosa: i primi sono in prevalenza cattolici romani, mentre i secondi luterani.
Il termine con cui si autodefiniscono (Serbski) richiama quello utilizzato dai Serbi (Srpski), ma le lingue sono diverse: il sorabo presenta semmai alcune affinità col polacco e colceco. 
A questa minoranza è dedicato il libro di Peter Kroh Die Lausitzer Slawen. Ein Rückblick in die Zukunft (Freiraum Verlag, Greifswald 2014, pp. 120, €12,95).
Lo studioso ripercorre la storia del popolo sorabo e cerca di delineare gli scanari futuri che lo attendono. Un'opera di grande interesse per conoscere questa minoranza dimenticata, sulla quale purtroppo non esistono libri in italiano. 
Peter Kroh (1944), autorevole studioso sorabo, ha scritto molti libri e articoli, fra i quali segnaliamo "Nationalistische MACHT und nationale MINDERHEIT. Jan Skala (1889–1945). Ein Sorbe in Deutschland" (Homilius Verlag, 2009).
Per altre informazioni:
 

Poems for the Hazara: A Multilingual Poetry Anthology and Collaborative Poem by 125 Poets from 68 Countries

Invaso dagli Stati Uniti nel 2001, l'Afghanistan è ormai oggetto di un'attenzione mediatica sempre più fiacca. La grave situazione della minoranza hazara - turcomanni sciiti, circa il 19% della popolazione afghana - non ha mai destato interesse, figuriamoci ora. Fortunatamente, però, esiste anche qualcuno che non si rassegna e si impegna concretamente per questo popolo. 
Centoventi poeti di sessantotto paesi hanno espresso la propria solidarietà con Poems for the Hazara: A Multilingual Poetry Anthology and Collaborative Poem by 125 Poets from 68 Countries, un'antologia di poesie in 17 lingue: armeno, catalano, ebraico, francese, giapponese, greco, hazaragi, inglese, irlandese, italiano, norvegese, portoghese, rumeno, spagnolo, tedesco, turco e ungherese. 
Il volume (Full Page Publishing, New York-Oslo-Charlotte 2014, pp. 600) è nato da un'idea di Kamran Mir Hazar, giornalista e poeta hazara residente in Norvegia, che ha curato l’editing e 
la pubblicazione.
Il progetto ha richiesto un anno, durante il quale ciascun poeta ha scritto una poesia dedicata al popolo hazara. Hanno partecipato anche quattro poeti italiani: Stefania Battistella, Beppe Costa, Andrea Garbin ed Edvino Ugolini. Ogni poesia ha la traduzione inglese a fronte.
Si tratta di un'iniziativa veramente lodevole, tanto più che riguarda una questione completamente ignorata dai mezi d'informazione
Il libro è disponibile in due versioni: paperback e con copertina rigida. Acquistarlo significa aiutare un popolo oppresso e dimenticato. 
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La femme de Parihaka

Il romanzo di Witi Ihimaera La femme de Parihaka è stato pubblicato recentemente dalla casa editrice polinesiana Au vent des îles. 
L'edizione originale inglese, "The Parihaka Woman", era uscita nel 2011. Il libro (trad. Mireille Vignol, pp. 400, € 23) racconta una storia d'amore ambientata nella Nuova Zelanda di fine Ottocento. I protagonisti sono due maori, un uomo e una donna, il cui legame si intreccia con le lotte contro la spoliazione delle terre da parte dei coloni europei. 
Una storia affascinante dove si fondono l'amore, la dignità e la lotta identitaria. 
Witi Ihimaera, scrittore anglomaori nato nel 1944, ha scritto molti romanzi, racconti e testi teatrali. Da alcuni dei suoi lavori sono stati tratti dei film,come "Whalerider" (in italiano "La ragazza delle balene") e il recente "White Lies". Ha ricevuto importanti riconoscimenti letterari. Ihimaera è ancora poco noto in Italia, ma esistono due volumi per conoscerlo meglio, "La balena e la bambina" (Sperling & Kupfer, 2003) e "Racconti neozelandesi" (Kappa, Roma 2008). 
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Malesigu Racconto di una vita

Massimo Bono, attore detenuto della Compagnia di Sollicciano (Firenze), è l'autore e l'unico interprete di Malesigu. Racconto di una vita, che sarà rappresentato al Teatro Everest venerdì 21 marzo (ore 21.30). Nello spettacolo Bono racconta la propria infanzia, fatta di lotte, punizioni e vendette. Nella narrazione si alternano due lingue, il sardo e l'italiano. 
"Malesigu" (in sardo bizzarro, vivace, irrequieto) è il nomignolo che l'autore aveva da piccolo.Ideazione e regia sono di Luisa Taddei.
Per altre informazioni:
 
Teatro Everest
Via Volterrana 4/b
Galluzzo (Firenze)
tel. 055-2321754

After the Holodomor: The Enduring Impact of the Great Famine on Ukraine

Negli ultimi vent'anni molte iniziative politiche e accademiche hanno portato alla luce la tragedia nota come Holodomor, lo sterminio per fame della popolazione ucraina ideato erealizzato da Stalin fra il 1932 e il 1933. Almeno sette milioni di persone morirono in seguito a questo crimine. Ovviamente l'impatto fu devastante e duraturo.
A questo aspetto particolare del tema è dedicato un volume uscito recentemente, After the Holodomor: The Enduring Impact of the Great Famine on Ukraine, curato da Andrea Graziosi, Lubomyr A. Hajda e Halyna Hryn.
Il libro (Harvard University Press, Cambridge [MA] 2014, pp. 322, $29.95) raccoglie gran parte delle relazioni presentate alla conferenza "The Great Famine in Ukraine: The Holodomor and Its Consequences, 1933 to the Present", organizzata dall'Ukrainian Research Institute della Harvard University nel 2008.
I saggi sono firmati da esperti prestigiosi, fra i quali Karel C. Berkhoff, Volodymyr Dibrova, France Meslé, Roman Serbyn e Nicolas Werth. 
I loro interventi coprono un ampio raggio d'interesse: il contesto sociale immediatamente successivo alla carestia; il suo effetto sulla popolazione; la Seconda Guerra Mondiale; la memoria dell'Holodomor nelle successive generazioni e nella cultura ucraina odierna, etc. Il libro segna un ulteriore progresso negli studi sulla materia.
Andrea Graziosi insegna Storia all'Università Federico II di Napoli.
Lubomyr A. Hajda è direttore associato dello Harvard Ukrainian Research Institute.
Halyna Hryn è il direttore di Harvard Ukrainian Studies.
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