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Kurdish Studies

Circa un mese dopo aver segnalato il "Wiener Jahrbuch für kurdische Studien" (27 ottobre), ecco che arriva dalla Gran Bretagna un'altra nuova pubblicazione accademica dedicata allo stesso argomento. Si tratta diKurdish Studies, realizzata dagli studiosi del Kurdish Studies Network. La rivista, diretta da Martin van Bruinessen dell'Università di Utrecht (Paesi Bassi), sarà
pubblicata con cadenza semestrale.  
"Kurdish Studies" è una rivista interdisciplinare di alto livello scientifico alla quale collaborano alcuni dei principali esperti: docenti, giornalisti, studiosi di varie discipline.
Ecco il sommario del primo numero:
 
 
Editorial (Martin van Bruinessen)  
Turkey, the Kurds, and the legal contours of the right to self-determination (Derya Bayir)
Science-based truth as news: Knowledge production and media in Iraqi Kurdistan (Andrea Fischer-Tahir)
Women’s activism in Iraqi Kurdistan: Achievements, shortcomings and obstacles (Choman Hardi)
Mobilised Diasporas: Kurdish and Berber Movements in Comparative Perspective (Ofra Bengio and Bruce Maddy-Weitzman)
Book Reviews
 
 
Per altre informazioni e/o proposte di collaborazione:
 

New Approaches to Raphael Lemkin

Il nuovo numero dell'autorevole rivista accademica "Journal of Genocide Research" (XV, 3, 2013) ha per tema New Approaches to Raphael Lemkin. Come si può intuire dal titolo, l'obiettivo è quello di analizzare l'insegnamento del celebre avvocato ebreo polacco (1900-1959) che coniò il termine "genocidio" e ne definì le numerose implicazioni giuridiche.
Accostarsi all'opera di Lemkin rimane una tappa obbligata per comprendere appieno il genocidio e le sua sfaccettature. Al tempo stesso, ci aiuta ad accantonare idee radicate ma datate, come quella che vede nella Shoah l'unico genocidio dimenticando tutti gli altri.
Ecco il sommario:
 
 
Introduction

New approaches to Raphael Lemkin (Donna-Lee Frieze)
A 'synchronized attack': On Raphael Lemkin's holistic conception of genocide (Thomas M. Butcher)
Genocide, the 'family of mind' and the romantic signature of Raphael Lemkin (Douglas Irvin-Erickson)
Unofficial men, efficient civil servants: Raphael Lemkin in the history of international law (Mira L. Siegelberg)
Prosecuting genocide before the Genocide Convention: Raphael Lemkin and the Nuremberg Trials, 1945-1949 (Hilary Earl)
 
Historiographical review
Colonialism and the Holocaust: continuities, causations, and complexities (Thomas Kühne)
Book reviews

 
Il trimestrale "Journal of Genocide Research" è l'organo dell'International Network of Genocide Scholars.
Per altre informazioni:   
 

Voyage au cœur de la Turquie

La penna di Nedim Gürsel e le fotografie di Damien Guillaume si sono unite per dare vita al libro Voyage au cœur de la Turquie (Empreinte, Paris 2013, pp. 220, € 24,90).
Quest'opera stimolante mette in luce aspetti insoliti e poco noti del paese eurasiatico, lontani dal traffico di Istanbul e dalle spiagge turistiche alla moda. Al lettore viene proposto un viaggio attraverso un ricco passato - bizantino, selgiuchida, ottomano - nel quale foto e testo si intrecciano felicemente.
Nedim Gürsel (Gaziantep, 1951) è uno dei principali scrittori turchi viventi. Laureato alla Sorbona, vive in Francia da molti anni. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Fra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo "Ritorno ai Balcani" (Ananke, 1996) e "Nel paese dei pesci prigionieri. Un'infanzia turca" (Libribianchi, 2007). Insegna letteratura turca contemporanea alla Sorbona ed è uno dei fondatori dell'International Parliament of Writers.
Damien Guillaume (Besançon, 1958) è un fotografo che vive e lavora a Parigi. Fra le sue opere recenti ricordiamo il volume "Istanbul: Les derniers artisans" (Empreinte, 2013).
Per altre informazioni:
 

Compositori alla corte ottomana

L'etichetta discografica Nota, fondata e diretta da Valter Colle, non si limita a pubblicare dischi, ma spesso li accompagna a libri di notevole valore. Dalla Basilicata al Friuli, dalle isole greche alla Corsica, il suo catalogo offre un panorama vastissimo delle musiche tradizionali contemporanee, frutto di una passione e di un rigore etnomusicologico non comuni. L'ultima conferma di questo prezioso impegno culturale è il CDCompositori alla corte ottomana, completato da un volume di 54 pagine.  
Il CD è il frutto del primo seminario dedicato alla musica classica che si è svolto alla Fondazione Giorgio Cini nel 2012. L'importante iniziativa era diretta da Kudsi Erguner, affiancato per l'occasione da Giovanni De Zorzi, ricercatore di Etnomusicologia all'Università "Ca' Foscari" di Venezia. Quest'ultimo è il più autorevole esperto italiano della materia, alla quale ha dedicato un bel volume intitolato "Musiche di Turchia" (EDT, Torino 2010). L'introduzione è firmato dallo stesso Erguner.
Il disco propone opere di compositori provenienti dalle numerose comunità linguistiche e religiose dell'impero ottomano: armeni, greci, ebrei, turchi.Inoltre Giuseppe Donizetti, fratello del più celebre Gaetano, che visse a lungo presso la corte ottomana e morì a Istanbul. 
Il gruppo Ensemble Bîrûn, oltre a Erguner, comprende otto musicisti: i turchi Ridvan Aydinli (voce e ney), Mehmet Ugur Ekinci (kanûn), Muhammed Enes Ustun (tanbûr) e Gulay Hacer Toruk (voce e def), il greco Michalis Cholevas (yayli tanbûr), Giovanni De Zorzi (ney), il belga Tristan Driessens  ('ûd), e il francese Thomas Reigneron (percussioni)
La perizia tecnica e l'attenta scelta del materiale fanno del CD un'opera indispensabile per chiunque voglia conoscere la straordinaria ricchezza musicale dell'impero ottomano. Il disco è importante anche perchè ci ricorda, se ancora fosse necessario, che la cultura islamica non ha nulla a che vedere con l'immagine monolitica e intollerante che caratterizza il fondamentalismo odierno: basti pensare alla diva egiziana Umm Kalthum (1904-1975), al derviscio turco Kani Karaca (1930-2004) o Muhammad Reza Shajariyan (1940-vivente), che viene ritenuto il depositario della tradizione vocale persiana.
Comprendere questo mondo senza cedere al groviglio di falsità e di luoghi comuni che ci circondano non potrà che farci bene.
Bella e curata come sempre la confezione, che inaugura la nuova collana "Intersezioni musicali", realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.
Per altre informazioni:
 

Il deserto negli occhi

Segnaliamo, seppur a qualche mese dalla sua uscita, un libro di notevole interesse: Il deserto negli occhi (Nuova Dimensione, Portogruaro [VE] 2013, pp. 176, € 14,50), scritto dal tuareg 
Ibrahim Kane Annour insieme alla giornalista-fotografa Elisa Cozzarini. I più attenti ricorderanno che negli ultimi anni vari giornali - fra i quali "Geo" e "Il venerdì/La Repubblica" - avevano parlato di una comunità tuareg stanziata nella città friulana. Molti, però, l'avevano considerata una notizia insolita ma d'importanza marginale.
Oggi, finalmente, questo volume fornisce una preziosa testimonianza diretta che allontana questo pericolo.
Il libro racconta una storia vera, la vita di Kane Annour Ibrahim, fuggito dal Niger e approdato a  Pordenone. Una vicenda emozionante, il racconto di un uomo fiero e coraggioso che porta sempre "il deserto negli occhi". Grazie a lui è nata l'associazione "Mondo tuareg".
Elisa Cozzarini collabora a varie testate, fra le quali "Altreconomia", "La nuova ecologia" e "Vita". Come fotografa ha organizzato e partecipato a diverse mostre, generalmente dedicate a esperienze di volontariato e ai temi dell'immigrazione. 
Per altre informazioni:

Practising Self-Government: A Comparative Study of Autonomous Regions

Le applicazioni politiche e amministrative dell'autonomia si confermano un campo d'indagine accademica che attrae molti studiosi. Lo dimostra un interessante volume collettaneo pubblicato recentemente, Practising Self-Government: A Comparative Study of Autonomous Regions (Camridge University Press, Cambridge 2013, pp. 514, $120.00), curato da Yash Ghai e Sophia Woodman.
L'autonomia garantisce un quadro istituzionale nel quale le regioni possono esercitare forme di autogoverno molto più ampie rispetto alle altre.
Questo libro presenta tredici diversi casi di autonomia, che vengono analizzati nei loro diversi aspetti istituzionali, giuridici e costitutionali. Al tempo stesso viene messo in evidenza come tali contesti abbiano garantito il rispetto dei diritti delle minoranze e scongiurato il rischio della secessione. 
Al volume hanno contributo numerosi esperti, fra i quali Josef Marko, Oskar Peterlini e Markku Suksi. 
Il libro sarà presentato giovedì 21 novembre all'Accademia Europea di Bolzano (Viale Druso 1, Bolzano), ore 18-19.30.
Yash Ghai (University of Hong Kong), Professore Emerito, dirige il Katiba Institute di Nairobi. Da 30 anni studia i temi connessi all'autonomia. 
Sophia Woodman (University of Edinburgh) è una sinologa che ha approfondito fra l'altro i problemi delle minoranze della Cina.  
Per altre informazioni:
 

La storica rivista Etnie rivive su Internet

Arriviamo con un po' di ritardo, ma tacere una notizia così importante sarebbe stato imperdonabile. Da qualche mese (da agosto, ci sembra) la celebre rivista Etnie è tornata a nuova vita  grazie alla Rete. Fondata nel 1980 da Roberto Sonaglia e Guido Aghina, questa è stata la prima pubblicazione italiana interamente dedicata ai problemi delle minoranze, dei popoli indigeni e delle nazioni senza stato. Sulle sue pagine hanno trovato spazio i temi più diversi: dall'autonomismo al separatismo, dalla letteratura alla musica.
Grazie a "Etnie" il lettore ha potuto mettere ordine in un panorama politico e culturale che la stampa periodica aveva sempre dipinto in modo falso, distorto, caricaturale. Grazie alla sua
funzione opionieristica sono nate poi altre riviste italiane, fra le quali "Ethnica" e l'edizione italiana di "Pogrom".  
Il sito di "Etnie" offre una grande quantità di contributi su vari temi: antropologia, autonomismo, geopolitica, musica, storia, etc.
A Roberto Sonaglia e agli altri responsabili della nuova "Etnie" telematica inviamo un caloroso benvenuto e gli auguri più sinceri, manifestando inoltre la nostra piena disponibilità alla collaborazione, vista la consonanza dei nostri interessi.
Speriamo che ci scusino per questa segnalazione tardiva, così come noi li scusiamo per non averci informato di questo ritorno :)
Per altre informazioni:
 

State of the World's Minorities and Indigenous Peoples 2013 Focus on Health

 
Il Minority Rights Group ha pubblicato la nuova edizione dello State of the World'S Minorities and Indigenous Peoples, il prezioso rapporto annuale sulla condizione delle minoranze e dei popoli indigeni che l'ONG britannica realizza dal 2005. 
Come ogni anno il rappporto dedica attenzione particolare a un tema preciso: quest'anno si tratta della salute (il sottotitolo del volume è "Focus on Health"). Fra i temi analizzati negli anni scorsi ricordiamo i mutamenti climatici (2008), le minoranze religiose (2009) e le donne (2011).
Il volume sottolinea con forza che in numerose parti del mondo i popoli indigeni e le minoranze vengono discriminati anche nell'accesso alle strutture sanitarie. Si tratta di un aspetto trascurato ma molto importante. Al rapporto anno contribuito esperti prestigiosi, fra i quali Farah Mihlar e Carolyn Stephens.
Inoltre, come sempre, la condizione di tutte le minoranze del pianeta viene analizzata sinteticamente secondo un ampio numero insieme di parametri (autonomia, diritti linguistici, etc.) 
Il rapporto può essere acquistato o scaricato gratuitamente dal sito:
 
 
Il Minority Rights Group International, fondato a Londra negli anni Sessanta del secolo scorso, è una delle più attive organizzazioni per la difesa delle minoranze e dei popoli indigeni.
Sul suo sito si trova anche un'ampia scelta di pubblicazioni.
Per altre informazioni:
 

Geografie alterNative: Scrittrici indigene contemporanee del Canada anglofono

Mentre cresce l'interesse dell'editoria italiana per le culture indigene cresce anche il numero dei giovani laureati specializzati in questi temi: l'effetto combinato dei due fenomeni non può che essere positivo. Lo conferma Geografie alterNative: Scrittrici indigene contemporanee del Canada anglofono, a cura di Anna Mongibello (Tangram, Trento 2013, pp. 190, € 15,50).
Il volume analizza accuratamente i testi di alcune scrittrici indigene contemporanee del Canada anglofono. Partendo da una prospettiva che attraversa gli studi postcoloniali e quelli sui popoli indigeni, l'opera si concentra sui testi di Jeannette Armstrong, Beth Brant, Maria Campbell, Louise Halfe e Lee Maracle.
Queste scrittrici si autorappresentano al di fuori degli stereotipi presenti nelle storie raccontate dagli europei e dagli americani.
Un'opera preziosa che dovrebbe circolare anche nelle scuole, in modo da intaccare quella robusta scorza di luoghi comuni ancora radicati nelle giovani generazioni.  
Anna Mongibello (Nocera Inferiore, 1985) ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Studi culturali e postcoloniali del mondo anglofono all'Università di Napoli "L’Orientale". Specializzata in traduzione inglese, ha Ha esordito come scrittrice con il romanzo "Sappi che tutte le strade" (Terra del Sole, 2006), al quale è seguita la raccolta di poesie "Diario d’attesa" (Studio 12, 2010). Cura il blog letterario "Diario d'attesa".
Per altre informazioni:

www.edizioni-tangram.it

On Western Terrorism: From Hiroshima to Drone Warfare

Il conformismo indotto dalla stampa e dalla televisione ci ha abituato a pensare che il termine "terrorismo" si possa applicare soltanto a movimenti non statali -dall'IRA ad Al-Qaed- o ai 
cosiddetti "stati canaglia", cioè quelli che non accettano di piegarsi alla logica statunitense.
Naturalmente si tratta di un''idea sbagliata: ce lo dimostra il libro On Western Terrorism: From Hiroshima to Drone Warfare (Pluto Press, London 2013, pp. 208, £11.50).
In questo volume Noam Chomsky, celebre linguista e intellettuale non allineato, discute del tema con il giornalista Andre Vltchek.
Il risulatato è un ritratto impietoso della propoganda occidentale (cioè americana) e una critica serrata del ruolo che gli Stati Uniti giocano da oltre 60 anni. 
Questo libro rappresenta una boccata d'aria fresca che ci stimola a pensare in modo libero e critico.
Noam Chomsky insegna al Massachusetts Institute of Technology. Ha scritto molti libri su temi linguistici e politici.
Andre Vltchek, giornalista, scrittore e regista, ha pubblicato vari libri fra i quali "Indonesia" (Pluto, 2012).
Per altre informazioni:
 

Catalunya-Espanya: Els moments clau de cinc segles d'entesa impossible

Lo scorso 11 settembre, in occasione della Diada (festa nazionale catalana), una catena umana di circa 400 km ha invaso la Catalogna da nord a sud, riaffermando l'ampio sostegno popolare 
all'indipendenza della regione spagnola. Il progetto separatista rimane quindi al centro del dibattito politico e culturale. 
Non a caso la rivista storica "Sàpiens" gli ha dedicato un numero speciale (134, settembre 2013). Il titolo è appunto Catalunya-Espanya: Els moments clau de cinc segles d'entesa impossible (Catalogna-Spagna: I momenti chiave di cinque secoli d'intesa impossibile).
Come si intuisce, il fascicolo non si limita alle questioni odierne, ma analizza il tema inserendolo in un contesto storico ampio, cercando di dimostrare che la convivenza fra Barcellona e Madrid è sempre stata difficoltosa: l'indipendenza appare quindi l'unica soluzione auspicabile. Dalla Guerra dei Trent'anni alla prosperità economica del primo Novecento, dalle rivolte del diciannovesimo secolo alla nascita dell'autonomia, la storia complessa di questa regione viene ripercorsa in modo sintetico ma non frettoloso.
I contributi della rivista sono firmati da giornalisti e storici di rilievo. Altri esperti, fra i quali Valentí Gual e Joan Villarroya, hanno offerto loro una preziosa consulenza.   
Ecco il sommario: 
 
 
Reportatges/Història Medieval 
La unió de corones. Junts, però no del tot (Agnès Rotger)  
Reportatges/Història Moderna
Felip II. Catalunya a l'ombra de l'imperi mundial (Arnau Cònsul)
 
Reportatges/Història Moderna 
Quan convé seguem cadenes... La revolta que va canviar el curs d'una guerra (Sebastià Benassar)
 
Reportatges/Història Moderna 
Dos models d'estat oposats. L'enfrontament decisiu de les dues corones (Jordi Mata)
Reportatges/Segle XIX 
Cent anys d'estira-i-arronsa. El convuls segle XIX va accentuar les divergències entre Espanya i Catalunya (Antoni Sella) 
Reportatges/Segle XIX i segle XX 
1898 versus 1901. Decadència espanyola contra prosperitat catalana (Anna Sàez) 

Reportatges/Segle XX 
De la malfiança a la desfeta. De la Segona República a la Generalitat de Catalunya (Jordi Finestres)
Reportatges/Segle XX 
Cafè per a tothom i ningú content. La transició que va gestar el model autonòmic (Víctor Gavín)
 
 
"Sàpiens", mensile fondato nel 2002, è una delle riviste più vendute della Catalogna. Attualmente è diretta da Claudia Pujol.
Prima di finire, un chiarimento necessario. Recentemente alcuni iscritti ci hanno scritto per stimolarci a lasciare da parte le notizie sulle alle "minoranze ricche" europee come Catalani e Sudtirolesi. Crediamo invece che sia nostro dovere parlare anche di loro in quanto minoranze, purchè sia ben chiaro che esiste una differenza abissale fra queste e altre, per esempio i Kurdi e i popoli indigeni. Ma anche fra questi esistono differenze considerevoli: i Kurdi sono almeno 25 milioni, mentre i popoli aborigeni dell'Amazzonia si contano in poche centinaia o migliaia. Inoltre chiariamo che segnalare pubblicazioni e conferenze dedicate ai fermenti separatisti -siano questi europei o no- non significa manifestare simpatia nei loro confronti, ma soltanto documentare un fenomeno che merita attenzione.  
Per altre informazioni:
 
 

La geopolitica delle lingue

Torniamo volentieri a segnalare "Eurasia", la stimolante rivista di geopolitica che abbiamo sempre seguito con molta attenzione. Il nuovo numero XXXI (X, 3, 2013)contiene un ampio dossier dedicato al tema Geopolitica delle lingue: si tratta di una scelta quanto mai opportuna. Il tema delle lingue, ormai, non è più interesse esclusivo dei glottologi e delle associazioni che difendono i diritti delle minoranze, ma ha implicazioni geopolitiche sempre più evidenti. Anzi, forse le ha sempre avute.
Dal mondo turcofono all'Italia, dalla Spagna alla Malesia, il dossier esplora la materia disegnando un panorama vario e aggiornato di grande interesse. 
Come di consueto "Eurasia" propone un sommario ricco e stimolante:
 
 
Editoriale
Claudio Mutti, La geopolitica delle lingue

Geofilosofia
Platone, Geografia e virtù
Fabio Falchi, Immaginazione geofilosofica e realismo geopolitico
Davide Ragnolini, Carl Schmitt e l'anomia talassica

Dossario - La geopolitica delle lingue
Renato Pallavidini, Lingua e nazione, da Fichte a Stalin
Vittoria Squillacioti, Plurilinguismo e identità
Cristiano Procentese, La politica linguistica. Il caso spagnolo
Leonid Savin, Geopolitica della lingua russa
Giuseppe Cappelluti, La lingua russa nell'ex URSS: Kazakhstan e Stati 
baltici
Elena Premoli, Il futuro parlerà cinese?
Carmela Crescenti, La lingua sacra dell'Islam
Ermanno Visintainer, La turcofonia, fattore d'identità culturale e di 
raccordo politico
Alberto Buela, La lingua più parlata al mondo
Fabrizio Boscaglia, Cenni sulla lusofonia
Giuseppe Cappelluti, Inglese e "valori asiatici": Malaysia e Singapore
Francesco Viaro, L'italiano nel mondo
Giovanni Armillotta, Breve storia recente dell'idioma di Dante
Lorenzo Salimbeni, La difesa della lingua degli "Italiani d'Austria"

Interviste
Claudio Mutti, La controversia sull'ungherese. Intervista a Borbála 
Obrusánszky
Claudio Mutti, Dietro lo scenario delle primavere. Intervista a Shaykh Imran 
Hosein

Continenti
Francisco de la Torre Freire, Il mito dell'Impero nell'America indio-latina 
(seconda parte)

Recensioni
Rutilio Sermonti, Il linguaggio della lingua (C. Mutti)
Antonio Vallisneri, Che ogni Italiano debba scrivere in lingua purgata 
italiana (C. Mutti)
 
 
Diretta da Claudio Mutti, la rivista "Eurasia" è nata nel 2004. Fra i fondatori c'era anche un caro amico, purtroppo scomparso, che ricordiamo con affetto: Carlo Terracciano. La rivista  ha il grande merito di aver offerto un'alternativa a "Limes", legata ad ambienti politici e diplomatici occidentalisti. Sulle pagine di "Eurasia" scrivono regolarmente esperti italiani e stranieri di grande prestigio.
Per altre informazioni:

Don’t Ever Whisper - Darlene Keju: Pacific Health Pioneer, Champion for Nuclear Survivors

Il nome di Darlene Keju è praticamente sconosciuto in Italia, ma adesso coloro che leggono l'inglese dispongono di un libro con il quale potranno finalmente colmare questa lacuna. Stiamo 
parlando di Don't Ever Whisper. Darlene Keju: Pacific Health Pioneer, Champion for Nuclear Survivors, la biografia scritta dal marito Giff Johnson (CreateSpace Independent Publishing, Charleston [SC] 2013, pp. 444, Kindle € 5,61, libro-Amazon 12,88).  
Originaria di Ebeye (isole Marshall), Darlene Keju si era fatta conoscere in tutto il mondo per l'impegno infaticabile in favore dei popoli micronesiani colpiti dalle conseguenze degli esperimenti nucleari degli anni 40 e 50. Aveva partecipato a moltissime iniziative locali e internazionali. Con altre donne del Pacifico aveva partecipato al tour europeo organizzato dal Nuclear Free and Independent Pacific (NFIP). La traduzione italiana dell'intervento che fece in quell'occasione è contenuto nel numero 2 della nostra rivista telematica "La causa dei popol" (luglio-dicembre 2001), interamente dedicato ai popoli indigeni dell'Oceania. Naturalmente chi è interessato può richiedercelo. 
Nel 1986 Darlene aveva fondato l'associazione Youth to Youth in Health per migliorare le condizioni di salute dei giovani micronesiani affetti dalle conseguenze degli esperimenti.  
Oggi ringraziamo l'amico Giff per aver scritto "Don't Ever Whisper", al quale daremo lo spazio che merita anche in altre occasioni (giornali, conferenze, etc.).
Infine, gli ricordiamo che la determinazione e il volto sorridente di Darlene sono sempre nei nostri cuori.
Per altre informazioni:
 
Giff Johnson, journal@ntamar.net

Il Cerchio dedica un numero monografico agli Aborigeni australiani

La rivista "Il Cerchio", pubblicata dagli amici dell'omonima associazione indigenista, dedica il nuovo numero agli Aborigeni australiani. Il fascicolo (XYII, 1, 2003) ospita vari articoli di autori italiani, fra i quali spicca un autorevole studioso che conosciamo bene, Alessandro Pelizzon. Nato a Torino, Alessandro vive in Australia da molti anni, dove si è specializzato sulla questione aborigena, con particolare attenzione per i suoi risvolti giuridici. Attualmente insegna alla Southern Cross University e risiede a Lismore (NSW/Australia).
Oltre metà del numero è occupata dal suo stimolante saggio "La legge nel Tempo del Sogno. Sistemi giuridici Aborigeni nel passato, presente e futuro".
Meritano attenzione anche gli altri contributi, firmati da Carla Bassu, Stefano Gulmanelli, Fabrizio Maronta, Andrea Pira e Riccardo Venturi.
Questo numero conferma che Il Cerchio, nato come federazione di associazioni indianiste, è sempre più interessato ad ampliare il proprio raggio d'interesse verso tutti i popoli indigeni della Terra. Proprio per questo organizza dal 2008 il convegno annuale "eVenti nativi", al quale partecipano importanti rappresentanti indigeni di tutto il mondo. Della prossima edizione daremo notizia appena sarà possibile.
Per altre informazioni:
 

A Companion to Australian Aboriginal Literature

I gravi problemi sociali e politici che toccano molti popoli indigeni rischiano talvolta di lasciare in ombra il loro contributo alla cultura contemporanea, che oggi si esprime nei modi più svariati: cinema, arti plastiche, musica, letteratura, teatro.

Un caso eloquente è quello degli Aborigeni australiani. Per lungo tempo ritenute marginali o addirittura ignorate, oggi le loro espressioni artistiche cominciano a guadagnare attenzione:

pensiamo a film come "The Tracker", a romanzi come "La mia Australia", al museo di arte aborigena attivo da vari anni a Utrecht (Paesi Bassi).

Per quanto riguarda in particolare la letteratura, spicca la recente antologia A Companion to Australian Aboriginal Literature (Camden House, Rochester [NY] 2013, pp. 240, £50.00). Curato da Belinda Wheeler, questo volume raccoglie numerosi saggi sulla situazione attuale della letteratura aborigena. Vengono inoltre analizzati temi legati al cinema e alla musica.

Ecco il sommario:

 


Foreword
Acknowledgments

Foreword (Nicholas Jose)
Acknowledgments
Introduction: The Emerging Canon (Belinda Wheeler)
Chronology
Indigenous Life Writing: Rethinking Poetics and Practice (Michael R. Griffiths)
Australian Aboriginal Life Writers and Their Editors: Cross-Cultural Collaboration, Authorial Intention, and the Impact of Editorial Choices (Jennifer Jones)

Contemporary Life Writing: Inscribing Double Voice in Intergenerational Collaborative Life-Writing Projects (Martina Horakova)
European Translations of Australian Aboriginal Texts (Danica Cerce and Oliver Haag)
Tracing a Trajectory from Songpoetry to Contemporary Aboriginal Poetry (Stuart Cooke)
Rites/Rights/Writes of Passage: Identity Construction in Australian Aboriginal Young Adult Fiction (Jeanine Leane)
Humor in Contemporary Aboriginal Adult Fiction (Paula Anca Farca)
White Shadows: The Gothic Tradition in Australian Aboriginal Literature (Katrin Althans)
Bold, Black, and Brilliant: Aboriginal Australian Drama by (Maryrose Casey)
The "Stolen Generations" in Feature Film: The Approach of Aboriginal Director Rachel Perkins and Others (Theodore F. Sheckels)
A History of Popular Indigenous Music (Andrew King)
Notes on the Contributors
Note on the Cover Artist
Index

 

Un libro di grande interesse per chiunque voglia conoscere questa letteratura quasi sconosciuta, ma ricca e stimolante.

Belinda Wheeler insegna inglese al Paine College di Augusta (Georgia/Stati Uniti). Ha pubblicato vari saggi sulla letteratura aborigena dell'Australia. 

Per altre informazioni:

 

www.camden-house.com

The Kurdish Question in Turkey: New Perspectives on Violence, Representation and Reconciliation

I Kurdi sono la minoranza più numerosa del pianeta. Questo popolo vive diviso in cinque paesi (Armenia, Irak, Iran, Siria e Turchia). La comunità più consistente è quella che si concentra nelle regioni sudorientali della Turchia. Nel 1984 il Partito Kurdo dei Lavoratori (Partîya Karkerén Kurdîstan, PKK), guidato da Abdullah Ocalan, ha iniziato una ribellione violenta nelle regioni suddette, abitate dalla maggioranza dei 20 milioni dei kurdi che vivono in Turchia.  
La questione kurda, comunque, ha guadagnato rilievo internazionale solo quando sono apparse chiaramente le sue implicazioni geopolitiche. Lo conferma il fatto che l'interesse dei media si concentra sulle comunità kurde della Turchia e dell'Irak, mentre quasi nessuna attenzione viene concessa a quelle che vivono in Iran e in Siria. Nemmeno i tragici fatti che interessano la Siria in questi mesi hanno determinato una maggiore attenzione nei confronti dei kurdi stanziati in questo paese.   
Per quanto riguarda la comunità kurda della Turchia, merita attenzione il libro The Kurdish Question in Turkey: New Perspectives on Violence, Representation and Reconciliation (Routledge, London 2013, pp. 288, £85.00), curato da Cengiz Gunes e Welat Zeydanlioglu.
Il volume raccoglie numerosi saggi di esperti che esaminano il tema in modo interdisciplinare: sociologi, antropologi, politologi, giuristi, musicologi, etc. In questo modo il lettore può cogliere agevolmente la complessità della questione kurda. 
Si tratta perciò di un libro indispensabile per capire uno dei nodi principali del nostro tempo, che ovviamente non deve essere inquadrato solo nel contesto turco, ma nel più ampio teatro mediorientale.   
Cengiz Gunes, esperto della questione kurda e di temi mediorientali, ha pubblicato "The Contemporary Kurdish National Movement in Turkey: From Protest to Resistance" (Routledge, 2012). Welat Zeydanlioglu coordina il Kurdish Studies Network e dirige la rivista "Kurdish Studies". Ha pubblicato molti articoli sulla questione kurda e sulla storia turca.
Per altre informazioni:
 

Bedrohtes Menschenrecht?
Zur internationalen Lage der Religionsfreiheit heute

Purtroppo la persecuzione delle minoranze religiose è un problema di grande attualità. Dai cristiani copti dell'Egitto ai Rohyingia della Birmania, dagli Assiri cristiani dell'Irak agli Uiguri della Cina milioni di persone vivono nel terrore, subiscono la discriminazione e la tortura, rischiano la vita e spesso la perdono, travolti da regimi repressivi e sanguinari.  
Di conseguenza la saggistica dedica crescente attenzione a questo tema. Lo conferma Bedrohtes Menschenrecht? Zur internationalen Lage der Religionsfreiheit heute (Olzog Verlag, München 2013, pp. 240, € 24,90), curato da Hans Zehetmair e Andrea Riccardi.
Il volume non si limita a offrire un panorama delle discriminazioni suddette, ma sostiene che la libertà religiosa debba essere considerata parte integrante dei diritti umani, anzichè un generico atto di tollareranza come spesso si legge. Un'opera stimolante e necessaria per capire un nodo centrale dei nostri tempi.
Andrea Riccardi, storico, è il fondatore della Comunità di Sant'Egidio. 
Hans Zehetmair presiede la Hanns-Seidel-Stiftung di Monaco di Baviera.
Per altre informazioni:
 

The Aboriginal Tent Embassy
Sovereignty, Black Power, Land Rights and the State

"Aboriginal Tent Embassy": dietro questo termine, mal tradicibile in italiano, si nasconde una delle più originali e importanti espressioni di diplomazia non ufficiale realizzata da una comunità indigena, nel caso specifico gli Aborigeni australiani.
A questa pagina di storia recente è dedicato il libro The Aboriginal Tent Embassy: Sovereignty, Black Power, Land Rights and the State (Routledge, London 2013, pp. 328, £80.00), curato da Gary Foley, Andrew Schaap ed Edwina Howell.
Il 26 gennaio 1972 quattro militanti aborigeni (Michael Anderson, Billy Craigie, Tony Coorey e Bertie Williams) andarono da Sydney a Canberra e fissarono alcune tende nel prato davanti al Parlamento (oggi Old Parliament House). La postazione informale era stata allestita per protestare contro il governo retto dal liberale William McMahon, che aveva rifiutato di riconoscere i diritti territoriali degli indigeni australiani.
Poi gli attivisti resero note le proprie richieste:
 
- il diritto di governare il Territorio del Nord (Northern Territory, uno dei sei stati federali) come stato associato al Commonwealth:
- il Parlamento dello stato doveva essere composto in prevalenza da Aborigeni, mentre i diritti territoriali dovevano essere espressamente riconosciuti;
- Analoghi diritti legali e minerari dovevano essere garantiti a tutti gli altri insediamenti aborigeni dell'Australia:  
- la conservazione di tutti i luoghi sacri;
- compensazione economica per le terre non restituibili (6.000.000.000 di dollari e una percentuale annua sulle entrate federali lorde);
 
Come chiunque può immaginare, tali richieste furono rigettate.
Non solo, ma in luglio la polizia rimosse le tende e arrestò otto attivisti. Questo però non significò la fine dell'iniziativa, che continuò fra alterne vicende fino al 1979.
Ecco il sommario:
 
 
Preface (Larissa Behrendt)
Introduction (Gary Foley, Andrew Schaap & Edwina Howell)
 
SECTION 1: THE ORIGINS OF THE EMBASSY
1. The Aboriginal Embassy: An Account of the Protest of 1972 (Scott Robinson)
2. A Reflection on the First Thirty Days of the Embassy (Gary Foley)
3. The Origins of Aboriginal Political Consciousness and the Aboriginal Embassy, 1907-1972 (Gordon Briscoe)
4. Aboriginal Protest (Leith Duncan)
5. Black Power - by Any Means Necessary (Edwina Howell)
6. Tracking Back: Parallels between the 1920s Aboriginal Political Movements Parallels and 1972 Tent Embassy (John Maynard)
7. The Freedom Ride (Ann Curthoys)
 
SECTION 2: THE EVENT OF THE EMBASSY
8. The Beginnings of the Embassy (January 1972)
9. Camping Indefinitely at the Embassy (February-June 1972)
10. Confrontation at the Embassy (July 1972)
11. The Continuing Presence of the Embassy since 1992
 
SECTION 3: THE LEGACY OF THE EMBASSY
12. Anniversary Reflections
13. The Constitutional Politics of the Aboriginal Embassy (Paul Muldoon & Andrew Schaap)
14. Stating Genocide in Law (Jennifer Balint)
15. The Spatial Politics of Aboriginal Protest in the Parliamentary Triangle (Kurt Iveson)
16. War by Other Means: The Australian War Memorial and the Aboriginal Tent Embassy in National Space and Time (Fiona Nicoll)
17. What do we want? Not Native Title, That's for Bloody Sure (Nicole Watson)
 
 
Un libro necessario per conoscere e comprendere un momento centrale delle lotte indigene del ventesimo secolo. 
Gary Foley è uno dei promotori dell'Aboriginal Tent Embassy. Oggi insegna Storia alla Victoria University di Melbourne. Andrew Schaap insegna Teoria politica all'Università di Exeter. Edwina Howell lavora con Gary Foley alla Victoria University.
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White Lies/Tuakiri Huna

Il 27 giugno uscirà in Nuova Zelanda il film White Lies (in lingua maori Tuakiri Huna).
Scritto e diretto dalla regista messicana Dana Rotberg, il film è ambientato nella Nuova Zelanda del primo Novecento. All'epoca i Maori vivevano in zone rurali e avevano scarso accesso ai servizi sanitari, educativi e sociali.In molte comunità isolate la medicina era gestita da guaritori tradizionali, buona parte dei quali erano sacerdoti (tohunga) che non conoscevano le pratiche mediche di origine europea.
Nel 1907 il governo neozelandese, che vedeva nella medicina tradizionale una pericolosa forma di superstizione, cercò di sradicarla mettendola fuorilegge e cercando di sostituirla con la diffusione della medicina "moderna". Nonostante questo, in molte zone l'uso delle pratiche tradizionali continuò clandestinamente. 
Il tema portante è lo scontro fra chi lotta per difendere la propria identità culturale e chi la rinnega. Il film è interpretato da tre donne: Whirimako Black (Paraiti), Rachel House (Maraea) e Antonia Prebble (Rebecca Vickers).
Whirimako Black, nota in Nuova Zelanda per la sua attività musicale, è al suo esordio cinematografico.  
"White Lies" è tratto dall'omonimo racconto di Witi Ihimaera, lo scrittore maori già noto per "The Whale Rider", dal quale è stato tratto il film omonimo (2002), tradotto in Italia con il titolo "La ragazza delle balene".
Merita attenzione anche la colonna sonora, scritta da John Psathas, compositore neozelandese di origine greca, autore di alcune musiche per le Olimpiadi svoltesi ad Atene nel 2004.
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Latte, miele e falafel

Merita la massima attenzione il nuovo libro di Elisa Pinna, Latte, miele e falafel. Un viaggio tra le tribù di Israele (Edizioni Terra Santa, Milano 2013, pp. 220, € 16,40).
L'opera della giornalista fiorentina fornisce un ampio panorama della varietà culturale e religiosa che caratterizza lo stato d'Israele. Non soltanto ebrei e palestinesi, quindi, ma anche arabi cristiani, beduini, drusi, falascià, samaritani, etc.
In questo modo prende forma una varietà che viene spesso evocata dalla stampa, ma che altrettanto spesso non viene approfondita. La conoscenza di questo variegato mosaico umano conferma quanto sia falsa la retorica che propone un paese monolitico e uniforme.
La prefazione è di Amira Hass, giornalista israeliana nota per le sue posizioni critiche nei confronti della politica israeliana.
Elisa Pinna (Firenze 1956), giornalista esperta di questioni religiose e di politica estera, lavora per l'Agenzia giornalistica ANSA. Ha collaborato con la RAI e con numerosi quotidiani. Ha pubblicato il libro "Tramonto del cristianesimo in Palestina" (Piemme, 2005). 
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