La falsa solidarietà delle istituzioni

Purtroppo dobbiamo constatare nuovamente che le dichiarazioni di solidarietà nei confronti delle minoranze e/o dei popoli indigeni da parte delle istituzioni restano vaghe e teoriche. Lo conferma il totale disinteresse che tali istituzioni manifestano quando si tratta di scendere in pratica. Facciamo tre esempi legati all'attualità.

1. L'11 febbraio Leonard Peltier, figura storica della resistenza amerindiana, ha raggiunto i 40 anni di detenzione. La sua innocenza è ormai un dato incontestabile; in favore della sua scarcerazione si sono mobilitati parlamentari, scrittori, registi e altri personaggi celebri di tutto il mondo. Nonostante questo, i vari presidenti americani che si sono succeduti sono rimasti sordi alle richieste di questo gigantesco movimento d'opinione.  Né ci risulta che alcun leader politico europeo - da Renzi a Cameron, da Merkel a Hollande - abbia mai manifestato il minimo interesse per la vicenda di Peltier.

2. Un altro esempio - un'altra cartina di tornasole - riguarda la Giornata internazionale della donna, che si svolgerà come di consueto l'8 marzo. Si tratta evidentemente di un'iniziativa degnissima, ma ancora caparbiamente limitata ai diritti delle maggioranze. In altre parole, le donne di cui si parla - sui giornali, alla radio, nelle tante iniziative pubbliche - sono sempre legate alle culture dominanti: donne che lavorano, donne maltrattate, bambine sfruttate, etc. Cause degnissime, sia ben chiaro, ma che non esauriscono la tematica. Nessuna voce si leva in difesa delle donne yazide, torturate o schiavizzate dai macellai dell'ISIS (si veda il libro di Jinan, "Schiava dell'ISIS", che sarà pubblicato in maggio da Garzanti). Nessuno spazio viene concesso alle donne assire, che la stampa italiana definisce pudicamente "cristiane dell'Irak" (su questo si legga il libro di Louis Sako, "Più forti del terrore. I cristiani del Medio Oriente e la violenza dell'Isis", EMI, 2015). Nessuna trasmissione televisiva - eppure ne esistono tante - parla mai delle monache tibetane, perseguitate, torturate e uccise dalla dittatura di Pechino. Questi sono soltanto pochi esempi. La sostanza è che neanche in occasione della Giornata internazionale della donna queste donne - vittime innocenti - vengono considerate degne d'interesse. 

3. Una delle condizioni fondamentali che sono state imposte alla Turchia per entrare nell'Unione Europea è il rispetto delle minoranze. Tale condizione costituisce una novità, dato che non era mai stata imposta ad altri stati. I governi che guidano le sorti dell'UE, però, non sono minimamente preoccupati dalla situazione sempre più critica in cui versano le minoranze di molti paesi, in particolare quelli ex comunisti e la Grecia. Buona parte dell'Europa centrale e orientale è intossicata da una violenza verbale e fisica che talvolta trova anche il sostegno del potere politico.

Due casi esemplari sono quello greco e quello ungherese. Alcuni giorni fa i neonazisti greci di Chrisi Avghi (Alba dorata) hanno interrotto una conferenza sui problemi della minoranza turca del paese ellenico gridando che i membri di questa comunità "devono andarsene nella Turchia di Erdogan". In Ungheria il partito Jobbik, di orientamento politico analogo a quello greco, manifesta frequentemente il proprio odio per le minoranze, in particolare per i Rom. In certi casi alle parole seguono i fatti: violenze, intimidazioni, etc.
Chiariamo subito che non vogliamo resuscitare le consunte parole d'ordine dell'antifascismo resistenziale: crediamo che ogni idea politica, anche la più antidemocratica, abbia diritto di cittadinanza. A meno che il suo programma politico non si traduca in una condotta pericolosa per gli altri. Proprio quello che sta succedendo in alcuni paesi europei.
Si tratta di un pericolo reale che non può essere combattuto coi proclami logori dell'antifascismo di maniera. Falso, inutile e strumentale come l'anticomunismo di Silvio Berlusconi.
In altre parole, non ci interessano i consunti dibattiti su destra e sinistra, ma i diritti delle minoranze. Chiunque li minacci deve essere combattuto, con mezzi legali ma efficaci.