Ipazia 415–2015

1600 anni fa, in un giorno imprecisato di marzo, la furia cieca della violenza religiosa spezzava la vita di Ipazia (350-415), la matematica e astronoma alessandrina che sarebbe diventata un simbolo della libertà di pensiero. Proprio per questo è nostro preciso dovere ricordarla e onorarla. La vittima aveva diverse "colpe": prima di tutto non aderiva alla nuova religione monoteistica che si stava imponendo, ma rimaneva fedele al politeismo; inoltre era una donna, cosa che la rendeva particolarmente invisa al maschilismo tipico delle religioni fondate su un unico dio (ebraismo e cristianesimo, ai quali si sarebbe aggiunto due secoli dopo l'islamismo).

Ipazia non era una donna qualunque, ma era molto apprezzata per i suoi studi, nei quali confluiva una visione organica fatta di astronomia, filosofia e matematica. Questo la rendeva molto pericolosa per chi voleva affermare una visione del mondo basata sul potere maschile. La stessa che alcuni secoli dopo avrebbe insanguinato l'Europa con la cosiddetta "caccia alle streghe". Come se questo non bastasse, Cirillo, riconosciuto come uno degli ispiratori dell'assassinio, viene oggi venerato fra i santi cristiani.

In questi anni si parla giustamente dei pericoli derivanti dal fondamentalismo musulmano, ma si dimentica che l'intolleranza religiosa non è mai stata monopolio della religione coranica. I fanatici sanguinari dell'ISIS che oggi lapidano le adultere sono eredi diretti dei fanatici cristiani che lapidarono Ipazia.   

Come dimostra Maurizio Bettini nel suo "Elogio del politeismo" (Il mulino, 2014), si deve all'avvento del monoteismo se la religione è statatrasformata in strumento di guerra, dalle persecuzioni di singole persone alle guerre che hanno insanguinato gli ultimi venti secoli. 

Queste violenze, ovviamente, non devono implicare una condanna delle religioni monoteistiche in quanto tali, ma dell'uso che alcuni centri di potere hanno voluto farne per garantire il proprio predominio.  Non si tratta, quindi, di disprezzare chi crede in un solo dio, ai quali invece va il massimo rispetto, in ossequio alla libertà di pensiero enunciata sopra. L'importante, semmai, è che prendano piena coscienza dell'intolleranza insita nel monoteismo e che rispettino sinceramente le religioni diverse dalla propria. Non soltanto l'ebraismo e l'Islam, ma tutte, incluse quelle politeiste come l'induismo, lo shintoismo e quelle dell'Europa precristiana che stanno riemergendo.