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Real World: 25 anni in difesa della diversità musicale

La diversità è un concetto vitale che tocca vari campi: dalla biologia alla cultura, dalla lingua alla religione. Naturalmente anche la musica: lo dimostra l'etichetta Real World, fondata da Peter Gabriel, che quest'anno festeggia 25 anni di attività. Per l'occasione ha pubblicato un box antologico con 3 CD.
In questo quarto di secolo l'etichetta ha svolto un ruolo decisivo nella definizione di una nuova sensibilità musicale.
Dal Pakistan alla Sardegna, dallo Zimbabwe all'Uzbekistan, ha scoperchiato un vaso di Pandora che nascondeva musiche ignorate o dimenticate. Non si è limitata a lanciare nuovi artisti, ma ha dato visibilità a talenti che rischiavano di restare confinati a pochi estimatori. Basti pensare al pakistano Nusrat Fateh Ali Khan, cantante di qawwali, la musica devozionale dei sufi.
Oppure ad Ayub Ogada, kenyota, o ancora a George Telek, ben noto in Papua Nuova Guinea ma sconosciuto altrove. 
Alcuni musicisti lanciati dalla Real World sono esuli, come Geoffrey Oryema, che ha lasciato l'Uganda per sfuggire alla dittatura di Idi Amin. Il CD col quale esordisce si intitola appunto "Exile" (1990). 
Al tempo stesso il cammino dell'etichetta si è intrecciato varie volte con le culture indigene e minoritarie. Lo attestano i lavori di musicisti gallesi (Tincian), sardi (Tenores di Bitti), sami/lapponi (Mari Boine),  e tibetani (Yungchen Lhamo), tanto per fare qualche esempio. A questi bisogna aggiungere lo stesso Gabriel, autore della colonna sonora di "Rabbit Proof Fence". Il film di Phillip Noyce, tratto dal libro omonimo, racconta la storia dei piccoli aborigeni australiani sottratti alle rispettive famiglie e rinchiusi negli orfanotrofi per "farne dei bianchi". In altre parole, la tragedia delle stolen generations.
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